Le produzioni
SULLA SOGLIA
Rito di parole per un tempo nuovo
Uno spettacolo intessuto sulle poesie di tre dei poeti italiani contemporanei più grandi e influenti di questi anni.
In una stanza un personaggio in nero evoca la presenza prossima degli oggetti quotidiani, la loro aura, e si immerge nelle profondità interiori di un rito di passaggio.
Il guardiano di questa soglia tra mondo profondo e vita superficiale è la poesia, l’uomo che traguarda oltre il varco è forse sopravvissuto a una catastrofe, e ha eretto la sua dimora tra libri e musiche, in attesa di un segno.
MY SWEET GEORGE
Per i 50 anni di “My sweet Lord”
Un uomo si sveglia in un luogo che non riconosce, non ha più ricordi, non sa chi è. Ad assisterlo due personaggi che a poco a poco, con l’ausilio di racconti e di immagini, lo aiutano a ricostruire la sua vita.
THE BOY’S BLOOD. I giorni di Dino Campana
Regia: Anna Olivero, Franco Acquaviva
“Franco Acquaviva, accompagnato dal figlio Stefano in funzione di servo di scena e catalizzatore di dinamiche attorali che trovano un solido trampolino di lancio nell’accorta frequentazione delle parole (Acquaviva è anche poeta, oltre che studioso e critico di teatro), dà corpo e voce alla vicenda biografica e artistica di Dino Campana, mantenendosi in non facile equilibrio tra una mai banale attitudine narrativa, finanche divulgativa (è uno spettacolo che andrebbe mostrato in tutti i Licei), e un programmatico, fascinoso protendersi verso territori non del tutto definibili, oscuri: letteralmente folli.
La pazzia di Campana è suggerita, in parte (rap)presentata (memorabili alcune precisissime partiture di movimento, del volto o dell’intero corpo), a tratti simbolicamente associata a immagini e immaginari psicoanalitici: basti ricordare una nitida sequenza eseguita con uno specchio, a suggerire sdoppiamenti e frammentazioni del sé”.
MICHELE PASCARELLA, Gagarin Orbite Culturali
LA STORIA DI MARCO CAVALLO
Le visioni di Basaglia, l’utopia della cura
Di e con: Franco Acquaviva
E’ il racconto a più voci della prima esperienza che, sulla scia della “rivoluzione” di Franco Basaglia, aprì il manicomio di Trieste alla città, e contribuì a cambiare “il modo di essere del teatro e della cura”. Fu un ‘epopea collettiva che vide protagonisti, in anni che ora ci appaiono mitici, le visioni di Franco Basaglia, di Giuliano Scabia e del gruppo di artisti e operatori che, per primi, provarono a “sfondare” il Muro dell’ospedale psichiatrico.
Lo spettacolo è stato invitato: alla stagione del Teatro dei Leggieri di San Gimignano organizzata da Tuccio Guicciardini; al Teatro La Soffitta/ DAMS di Bologna; alla stagione teatrale di Lanzo Torinese; al Master in Teatro di Comunità dell’Università di Torino; al Liceo delle Scienze Umane di Lanzo Torinese; allo Spazio San Salvi di Firenze diretto da Chille de la Balanza; al Castello del Malgrà di Rivarolo Torinese; al Teatro Magnetto di Almese (Cuneo); al festival Il Sacro Attraverso L’Ordinario di Torino; al Convegno di Psichiatria di Domodossola; al festival Gli Stati Della Mente di Vicenza;
VOCI SULLO SPETTACOLO
Nell’ambito sulla riflessione sui manicomi, gira un bello spettacolo di Franco Acquaviva che ricostruisce la storia del Marco Cavallo, inventato da Giuliano Scabia nel 1973 nell’Ospedale psichiatrico di Trieste diretto da Franco Basaglia.
MASSIMO MARINO
Dal 2014 Franco Acquaviva porta in scena, con la sua voce multipla e capace e una fisicità incredibilmente pronta a dare luce anche ai minimi movimenti, uno spettacolo dedicato alla storia di Marco Cavallo.
GIOVANNA PIAZZA, Squadernauti
E allora ho pensato: ecco, questa storia che Franco così bene racconta la devono vedere e ascoltare tutti, dal papa all’ultimo killer coltellatore: tutti, tutti, per capire quanto fa bene il bene della poesia cavalla, non assistenza alla malattia mentale, ma viaggio nel possibile della nostra bellezza. Forse per questo gli applausi non finivano più.
GIULIANO SCABIA